Non ci si abitua mai a queste cose. Fai una lastra e l’immagine che vedi ti entra dentro e, come in un film, ti appaiono le immagini delle presunte atrocità a cui il mio tenero paziente è stato sottoposto.
Babù ha 11 anni, è un Beagle e mostra fili elettrici attaccati al cuore, evidenziati chiaramente da una radiografia del torace. Facile immaginare come quei fili siano serviti a provocare alterazioni elettriche al miocardio per studiarne gli effetti e valutare cosa accade durante una fibrillazione, o qualsiasi altra alterazione elettrica, qualsiasi difetto di conduzione del miocardio. Babù proviene dai laboratori di sperimentazione di un centro ben noto alle cronache, poi passato ai laboratori di sperimentazione di una nota casa farmaceutica. Poi adottato, ironia della sorte, per problemi di budget. L’azienda non poteva più far fronte alle ricerche e, con i licenziamenti dei ricercatori, è arrivata la libertà per i cani. I proprietari mi raccontano che i primi tempi, appena adottato, Babù non riusciva a dormire, aveva difficoltà a deambulare, aveva paura del bianco e del giallo, probabilmente perché quei colori gli ricordavano l’ambiente e i macchinari usati per la sperimentazione. Sono passati tanti anni da allora, adesso è un cane sereno, sta bene e, per fortuna, l’intervento di oggi è stato una semplice pulizia dei denti. Lui, però, con i suoi fili attaccati al cuore, è lì a ricordarci che il problema esiste: E bisogna parlarne. Per tutti i Babù che ancora non sono usciti dai laboratori di sperimentazione.